La pedagogia, sin dalla nascita del gruppo in Argentina, è parte intrinseca del Nucleo: si realizza attraverso numerosi seminari, nel progetto di un teatro come laboratorio, nella formazione di nuovi attori, nel concepire lo spettatore come parte costitutiva del teatro, nell’utopia del teatro come comunità di persone tese alla creatività.
In tutte le sue dimensioni, il Teatro Nucleo lavora per la realizzazione di un’idea essenziale: la possibilità degli individui di realizzare la propria capacità poetica attingendo alle proprie fonti più segrete.
Il Teatro Nucleo continua una tradizione che comincia con la Commedia dell’Arte, conosce un profondo cambiamento con Stanislavskij, Mejerchol’d, Vachtangov e riceve con Artaud, Grotowski e il Living Theatre ancora nuovi impulsi.
Rappresenta anche una corrente specificamente latino-americana, in cui negli aspetti propriamente metodologici lo psicodramma, che Moreno ha creato applicando la psicanalisi alla metodologia stanislavskijana, è stato approfondito con l’applicazione
delle intuizioni di Pearls, Goffmann e Lowen.
Ed infine giunge, attraverso un contatto strettamente empirico con la realtà sociale e la consultazione di terapeuti e scienziati di varie discipline, ad un concetto operativo, in cui il teatro può essere considerato un modello per la comunicazione nel sociale.
I fondatori Cora Herrendorf e Horacio Czertok sviluppano così, in 5 decenni di lavoro un Metodo (codificato all’interno di un percorso formativo permanente) che oggi propone come opportunità di sviluppo professionale per attor3 e regist3/drammaturgh3, ma anche per operatori sociali, educator3, insegnanti e tutti coloro i quali credono nell’importanza del teatro come strumento pedagogico.
L’attenzione e lo studio delle implicazioni terapeutiche connaturate alla pedagogia dell’attore del ventesimo secolo hanno portato il Teatro Nucleo verso nuove metodologie pedagogiche sperimentando questo modello di pratica teatrale in svariati contesti, dalle prime esperienze nel 1977 nell’Ospedale Psichiatrico di Ferrara al progetto “EXODUS”, al lavoro che compie nella Casa Circondariale di Ferrara (dal 2005) e in altri contesti in cui il teatro si pone come strumento di trasformazione e inclusione sociale.
Teatro Nucleo porta con forza la visione che il teatro sia una attività culturale globale e un bisogno originario dell’uomo. Osservare l’altro, osservare se stessi, vedere nell’essere visti non solo è costitutivo della situazione teatrale bensì determina ogni tipo di relazione umana.
La ricerca è guidata da alcune certezze di fondo:
- il teatro é in grado di esprimersi ed esistere oltre la parola
- la qualità dell’atto teatrale risiede nell’intensità delle relazioni che riesce a creare tra attor3 e spettator3
- lo spettator3 contemporaneo, format3 in una civiltà elettronica e multimediale, ha bisogni, parametri e processi mentali diversi da quello cui era rivolto il teatro consegnatoci dalla Storia
- il pubblico che frequenta i Teatri del sistema, e che risulta una strenua minoranza in rapporto alla popolazione che sostiene il sistema con le proprie tasse, la maggioranza è pronta a diventare spettatore se e quando il teatro viene loro incontro.
Nei suoi cinquant’annni di esistenza la cooperativa ha cercato e realizzato la difficile sintesi tra poesia e impresa, tra ricerca approfondita e spettacoli rivolti non solo a spettator3 addett3 ai lavori ma soprattutto al pubblico potenziale di piazze e mercati trascurato o dimenticato dalle strutture tradizionali, e non solo in Italia ma in tutto il mondo.