exilio

“…I vuoti della memoria si sono ricomposti in me lentamente.
Il teatro è stato mio compagno, con lui ho ricostruito e trasformato il rompicapo dei ricordi, immersa nel dolore, guardando dritto in faccia l’impotenza.
Ho scommesso sulla mia resistenza, sulla semplice avventura della vita.

Ho Imparato a leggere la Storia per trovarvi dentro la mia come una della tante, ad amare le immagini che uscivano da dentro come un fiume senza argini
e a donare loro un filo rosso di poesia che le rendesse universali.
Così, accettando le condizioni che la vita per il solo fatto di essere ancora viva mi aveva proposto, Il dolore si è infine trasformato in energia creativa….”

Una attrice racconta.
E` la storia della sua vita, vita in cui scelte e vicende personali si fondono indissolubilmente alla propria esperienza artistica e al destino, troppo spesso tragico, di una intera generazione.
La storia personale si fa Storia, in un percorso in cui si affacciano le vicende meravigliose e terribili della seconda metà del novecento.
Dall’Argentina alle pianure del nord est italiano, un viaggio che si trasforma in un esilio amaro e al contempo fecondo.
L’attrice sfoglia pagine di un diario da cui riemergono le radici ebraiche, le parole incandescenti di Artaud, gli insegnamenti di Stanislavskij, le canzoni che hanno scandito la vita, l’utopia e il genocidio di una generazione in rivolta, il lascito di uomini come Franco Basaglia e Antonio Slavich, il lucido grido delle Madri argentine di Piazza di Maggio, le esperienze di lavoro nei manicomi e con i ragazzi posseduti dalla droga e dalla malattia.
La storia di una giovane attrice argentina che, divenuta maestra e regista di teatro nei lunghi anni dell’esilio, dischiude sulla scena lo scrigno della memoria portando in dono la sua eredità etica e artistica.

Cora Herrendorf (Buenos Aires, 1949)
Studia sin da giovanissima musica (è Maestra di pianoforte), danza e teatro.
Dal 1969 al ’72 studia teatro presso il Centro Drammatico Buenos Aires, partecipando in seguito alla sua trasformazione nella comune teatrale, Comuna Baires.
Nel ’73 nasce il suo primo figlio, Maximiliano, a cui seguirà, nel 1979, Natasha.
Lasciata la Comuna nel ’74, fonda con Horacio Czertok la Comuna Nucleo con cui 4 anni più tardi abbandonerà definitivamente l’Argentina, stabilendosi in Italia, a Ferrara, dove il gruppo prenderà il nome odierno di Teatro Nucleo.
Sin dal ’74, parallelamente al lavoro d’attrice e regista, ha avuto incontri di studio e confronto con Maestri di Teatro e Gruppi Teatrali che lasciano un segno importante nel suo lavoro (tra cui Eugenio Barba, Iben Nagel Rasmussen, Jerzy Grotowsky, Rena Mirecka, Teatr Osmego Dnia, Living Theatre, Remi Boinot, Gladiola Orozco, Adhemar Bianchi).
Dal’74 si occupa dell’applicazione delle tecniche di ricerca teatrale alle terapie di recupero dei disabili psicofisici, studia psicodramma e lavora presso svariate istituzioni psichiatriche pubbliche e private e comunità per ex-tossicodipendenti in Argentina, Germania, Norvegia, Italia.
Questa lunga ricerca applicata la porta a fondare, nel ’95 a Ferrara, il CETT, Centro per il Teatro nelle Terapie, dove si occupa prevalentemente della formazione di operatori sociosanitari.
Dal ’74 ad oggi lavora come attrice e/o regista in tutte le produzioni del Teatro Nucleo, di cui ricordiamo fra le altre: “Chiaro di Luna” (1978), “Luci” (1980), “Sogno di una cosa” (1984), “A Media Luz” (1986), “Vocifer/azione (1987), “Quijote!” (1990), “All’Alba” (1993), “Francesco” (1994), “Mascarò” (1995), “Il Gabbiano” (1996), “Tempesta” (1997), “Guernica!” (1999), “Frankenstein” (2001).
Nel 2005 dà vita all’Associazione VersoSud, con cui realizza progetti socio culturali in Argentina e altri paesi latino americani.
Da oltre trenta anni, Cora Herrendorf, conduce seminari di formazione per giovani attori e ha sviluppato una propria peculiare metodologia pedagogica che la fa apprezzare come Maestra di Teatro in svariate parti del mondo.