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Nel 1992, il Teatro Nucleo fonda il Centro per il Teatro nelle Terapie dedicando un luogo specifico alla sua decennale esperienza nell’ambito delle terapie. L’aspetto terapeutico, sin dalla fondazione della Comuna Nucleo, nel 1974, è parte costitutiva del suo lavoro teatrale e si sviluppa contemporaneamente alla ricerca di una forma specifica di pedagogia. Dall’inizio, attraverso lo studio autodidattico e la ricerca applicata nel laboratorio teatrale, Cora Herrendorf ed Horacio Czertok dirigono la loro attenzione verso nuove metodologie sia pedagogiche che terapeutiche. Le implicazioni terapeutiche connaturate con la pedagogia teatrale di questo secolo e con nuovi metodi per la formazione dell’attore, sono continuamente aggiornate tramite conoscenze provenienti dalla scienza e applicazioni per molteplici target nei più svariati contesti. Con questo si afferma una visione del teatro come attività culturale globale e come bisogno originario dell’uomo, il cui centrale rituale sociale è l’incontro fra l’attore e lo spettatore. Le prime iniziative del Teatro Nucleo in Italia si collocano nell’ambito del movimento “Psichiatria Democratica” guidato da Franco Basaglia, che dall’inizio degli anni ’70 conduce la lotta contro i metodi “terapeutici” della psichiatria tradizionale italiana. Nel 1973, Giuliano Scabia lavora nella clinica psichiatrica di Trieste. Nello stesso periodo il Living Theatre lavora a Genova, l’Odin Teatret nel manicomio di Volterra, il Gruppo Libero di Bologna a Imola. Cora Herrendorf ed Horacio Czertok, dopo la loro emigrazione dall’Argentina nel 1977, lavorano inizialmente nella clinica psichiatrica Rizzeddu a Sassari, Sardegna, per poi venire invitati dal Direttore Slavic dell’ospedale psichiatrico di Ferrara, a contribuire con i mezzi propri del teatro alla mobilitazione del manicomio. Un anno dopo rifondano il Teatro Nucleo negli stessi locali del manicomio, che per i successivi dieci anni diventeranno le sale allestite per prove e spettacoli teatrali.
La pedagogia, sin dalla nascita del gruppo in Argentina, è parte intrinseca del Nucleo: si realizza in numerosi seminari e workshop, nel progetto di un teatro come laboratorio, nella formazione di nuovi attori, nel concepire lo spettatore come partner costitutivo del teatro, nell’utopia del teatro come gruppo di persone tese alla creatività, nella possibilità dell’uomo di realizzarsi attingendo a tutte le proprie fonti.
Il Teatro Nucleo proviene dalla tradizione che comincia con la Commedia dell’Arte, segue con Stanislavskij, Mejerchol’d, Vachtangov e riceve con Artaud, Grotowski e il Living Theatre impulsi completamente nuovi. Rappresenta contemporaneamente anche una corrente specificamente latinoamericana, in cui lo psicodramma viene sviluppato applicando la psicanalisi alla metodologia stanislavskijana per essere, in un secondo momento, completato dalle teorie di Moreno, Pearls, Goffmann e Lowen.
Ed infine giunge, attraverso un contatto strettamente empirico con la realtà sociale e la consultazione di terapeuti e scienziati di varie discipline, ad un concetto operativo, in cui il teatro può essere considerato un modello per la comunicazione nel sociale. Alla particolare attenzione del Teatro Nucleo per i processi di comunicazione fra l’attore e lo spettatore corrisponde un’attenzione altrettanto particolare per i processi di osservazione e percezione all’interno del lavoro del laboratorio. Il comportamento quotidiano, oggetto di studio privilegiato nel lavoro dell’attore, nel Teatro Nucleo è analizzato in primo luogo per quanto riguarda gli elementi linguistici non verbali. Dalla constatazione che molti disturbi e malattie mentali risultano da una perdita d’identità, da un adattamento conflittuale ai ruoli sociali e da una mancata auto-osservazione, nasce la convinzione, che le forme giocose del teatro possono contribuire allo sviluppo di autoconsapevolezza e responsabilità.