Madrinscena

Progetto di residenze artistiche 2021

Teatro Julio Cortazar ospita artiste-madri in residenza artistica per affrontare il tema della conciliazione tra lavoro artistico e maternità. Spettacoli, focus e incontri  in occasione di Totem Scene Urbane (20-26 settembre)

Un’edizione tutta al femminile è prevista per il progetto di residenze artistiche parte di COSE NUOVE, lo spazio di ospitalità di Teatro Nucleo sostenuto dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero della Cultura, inserito nel programma Artisti nei territori

Ogni anno dal 2015 il Teatro Julio Cortazar – sede di Teatro Nucleo a Ferrara – ospita tre residenze di 15 giorni, con presentazione di studi performativi, performance, laboratori. Per il 2021 lo spazio di creazione, condivisione e incontro sarà interamente dedicato ad artiste che portano avanti una riflessione sulla maternità e sul rapporto tra essere madri e performer, troppo spesso causa di conflitto nella nostra società. 

Da anni Teatro Nucleo è promotore e/o partner di progetti internazionali legati al ruolo della donna nel teatro, ad esempio:

  • Women Performing Europe, un progetto Erasmus+ in partenariato strategico con realtà internazionali quali Protagon (Germania), a Nordisk Teaterlaboratorium (Danimarca), e a Stowarzyszenie grupa artystyczna teraz poliż (Polonia);
  • Donne comunitarie, progetto di teatro comunitario femminile, curato dalla co-fondatrice di Teatro Nucleo Cora Herrendorf, per cui dirige gli spettacoli Signora Memoria (2007), La Balera di Filomela (2009) e Asylum – il manicomio delle attrici (2012);
  • Magdalena Project, “rete dinamica interculturale di teatro e performance femminile, che intende facilitare la discussione critica, il sostegno e la formazione”, nato negli anni Ottanta, e seguito nelle prime fasi sempre da Cora Herrendorf.

Natasha Czertok, attrice, formatrice e regista di Teatro Nucleo, che nel 2021 ha debuttato con Kashimashi, performance di teatro-danza incentrata sugli stereotipi del femminile, motiva così la scelta di dedicare le residenze di cui cura la direzione artistica al ruolo della donna quale artista e madre: 

“Un anno fa una cara amica e collega attrice brasiliana, Barbara Luci Carvalho mi chiamò dalla Germania, dove vive e lavora, per parlarmi di un progetto europeo in cui intendeva coinvolgermi. Il tema era donne e teatro, in continuità con un progetto internazionale già esistente dagli anni ’80, il Magdalena Project. Mentre parlavo con Barbara, tenevo in braccio Noemi, la mia seconda figlia di tre mesi. Da qualche tempo mi ero posta diverse domande sulla reale possibilità di conciliare il mio lavoro e l’essere madre. In seguito al mio coinvolgimento in Women Performing Europe ho deciso di dedicare le residenze artistiche di quest’anno alle artiste madri, chiedendo all’artista di immaginare un progetto che integri la cura dei bambini e il loro possibile coinvolgimento nella creazione”.

Le artiste in residenza 

Nel corso del mese di settembre Teatro Julio Cortazar ospiterà tre artiste madri di età diverse, anche per stimolare un confronto generazionale integrando diversi aspetti della produzione artistica: ricerca, presentazione della performance e incontri pubblici.

Francesca Mari, performer circense classe 1988, porterà in studio TANGLE..nel grembo di una giocoliera, nato dalla ricerca svolta in Polinesia, nelle isole Tonga, sulla cultura e la tradizione dell’Hiko, un gioco basato sul lancio di oggetti poi divenuto la danza tradizionale Tau’olunga

“Hiko è eseguito solo ed esclusivamente dalle donne. Mi affascinava che una disciplina come la giocoleria, qui in occidente sempre stata prevalentemente maschile (anche se il trend sta oggigiorno cambiando), potesse essere vista dall’altra parte del mondo come una cosa prettamente femminile. Immergendomi in questa tradizione ho avuto modo di riflettere sulla figura della donna, sulle differenze tra diverse culture, sulla dimensione del gioco, e sulla creazione, carattere fondamentale dell’essere donna e anche dell’essere artista”.

La seconda artista ospite del progetto di residenza promosso da Teatro Nucleo è Manuela Rossetti, classe 1978, con Mi última cueva/ La mia ultima grotta progetto di teatro, performance e musica dal vivo, liberamente ispirato all’Antigone di Sofocle, con musiche originali di Laura Desideri. “Ispirato alle varie interpretazioni che la letteratura e l’arte hanno offerto della figura dell’Antigone, prime fra tutte le letture che hanno dato del personaggio la scrittrice Marguerite Yourcenar in Fuochi, precisamente Antigone, o della scelta; e la scrittrice spagnola Maria Zambrano in La tomba di Antigone. In entrambe le autrici si fa riferimento alla condizione della maternità negata.

“L’anima intera di Antigone è nutrita di senso materno, dell’essere Donna-Madre, che non è un istinto sgorgato dalle viscere, ma il sentimento cosciente del proprio dovere di amore verso ogni essere umano, l’accoglienza di ogni vita, il rispetto di quelli che oggi chiamiamo diritti umani. Questa connessione con i moderni diritti umani crea un ponte tra l’Antigone sofoclea e la coscienza femminista moderna”.

Infine sarà presente Caterina Scotti, storica componente del Teatro Tascabile di Bergamo, di cui cura parte dell’attività pedagogica, occupandosi in particolar modo dell’uso dei trampoli, dell’uso della voce e dell’elaborazione drammaturgica e sperimentale del testo teatrale. Inoltre nel 2016 insegna flamenco all’ISTA e negli anni ha impartito numerosi corsi sulla drammaturgia dell’attore tra Oriente e Occidente, in Italia e in seminari internazionali svolti in diversi paesi del mondo (Messico, Perù, Brasile, Costarica, Equador, Argentina, Cile, Spagna, Ungheria, Romania, Danimarca e Germania).

Caterina Scotti guiderà il laboratorio L’arte dei trampoli, oltre a portare in scena Amor sacro, Amor profano, storico spettacolo che propone come un viaggio fra Bharata Natyam – una delle danze classiche indiane – e Flamenco, con la regia di Renzo Vescovi.

I dati e le ricerche

Il progetto nasce dalla concreta necessità di interrogarsi e aprire possibili soluzioni in merito a una difficoltà reale e diffusa sul territorio italiano: il rapporto annuale di Save the children del 2020 ha definito le donne madri in Italia “le equilibriste”. Le donne in Italia fanno sempre più fatica a diventare madri, a scegliere la maternità e fanno sempre più fatica a conciliare la maternità con il lavoro. Per la condizione del lavoro in campo artistico, nello specifico delle lavoratrici dello spettacolo e a loro volta ancora lavoratrici autonome e indipendenti, questa difficoltà è ancora più evidente e drammatica a causa di una carenza legislativa in termini contrattuali, sindacali e previdenziali. Equilibrio tra lavoro e famiglia. Una famiglia sempre più ridotta all’osso, spesso formata dai soli genitori, quindi priva di quella tutela collettiva e comunitaria di cui avrebbe bisogno. Dallo studio condiviso da Manuela Rossetti, basato sul rapporto di Save The Children Le Equilibriste. La maternità in Italia nel 2020″, emerge che buona parte delle donne rinunciano alla maternità o interrompono il proprio lavoro proprio per la carenza di un sostegno adeguato che permetta una conciliazione tra lavoro e genitorialità.