Fuga in me minore
Scritto da Veronica Ragusa e Marco Luciano
Regia Marco Luciano
Con Veronica Ragusa
Disegno luci Franco Campioni
Costumi Maria Ziosi
Una produzione Teatro Nucleo
L’hiver, nous irons dans un petit wagon rose Avec des coussins bleus.
Nous serons bien. Un nid de baisers fous repose
Dans chaque coin moelleux.Tu fermeras l’oeil, pour ne point voir, par la glace,
Grimacer les ombres des soirs,
Ces monstruosités hargneuses, populace
De démons noirs et de loups noirs.Puis tu te sentiras la joue égratignée…
Un petit baiser, comme une folle araignée,
Te courra par le cou…Et tu me diras : “Cherche !” en inclinant la tête,
– Et nous prendrons du temps à trouver cette bête
– Qui voyage beaucoup…
La coraggiosa e sgretolata storia d’amore tra Arthur Rimbaud e Paul Verlaine, è stata il pretesto narrativo per la creazione del solo “Fuga in Me Minore”.
Una storia controversa, scandalosa, sbagliata, sublime, violenta, pregna di egoismo e avidità emotiva, lastricata da versi mai scritti, luminosa come il gioco dei bambini. La storia di un amore in fuga, o della fuga da un amore.
Fame indefinita, sete appassionata, gioia smisurata, anelare disperato a qualcosa che fosse anche minimamente vicino all’idea che avevano di libertà e di poesia; due personalità contrastanti e avvinghiate in un conflitto tenero e sanguinoso, tra se stessi e con il mondo, quasi fossero due anime prigioniere nella stessa bolla di sapone in cerca di una via di uscita. E allora via da una capitale europea all’altra, via nei fumi dell’alcol e delle droghe, via nelle lacrime, via nei baci, nei boschi, al mare… Inseguirsi cantando nel tentativo atroce di “essere” poesia.
Così come nella Fuga del pianista le due mani si rincorrono senza tregua, i due poeti si inseguono e fuggono in una spirale interna ed esterna a sé stessi, in un vortice che sembra ingigantire come sotto una lente di ingrandimento i sentimenti contrastanti, le paure, i sorrisi e le miserie che abitano dentro ognuno di noi.
Nella messa in scena non ci proponiamo di narrare la vicenda dei due poeti, quanto piuttosto di indagare alcuni archetipi che essa ci offre.
Ogni persona porta dentro di sé una creatura poetica in fuga, sospesa di corsa in discesa tra la voglia di amare e la necessità di essere amati, tra istinto e ragione, vagabonda tra superbi fallimenti che fugaci vittorie, senso di colpa e desiderio, memoria e speranze. Uno o più soggetti che inseguono e fuggono controsoggetti, come nel materiale tematico che compone il genere musicale della “fuga”. Ispirandoci alla struttura del genere musicale abbiamo costruito la drammaturgia su tre movimenti: esposizione, divertimenti, stretto.
Da un “divertimento” nasce il titolo: Fuga in Me minore, un gioco di parole che ci ha aperto la strada ad intuizioni poetiche e riferimenti narrativi e musicali che hanno alimentato il nostro lavoro teatrale, la danza, il canto, il movimento.
Fuggire dal mondo esterno per trovare riparo dentro di sé non ci sembra adeguato atto artistico per i tempi che viviamo, né crediamo nel cliché dell’artista solitario che ammira l’infinito. Ma siamo persuasi che dentro di sé si nascondono gli archetipi e i “vizi” culturali da cui dobbiamo imparare a fuggire.
Recensione “Note intrecciate a parole, la partitura dei sentimenti in scena al Cortazar” di Michele Govoni su estense.com del 4 Nov. 2022
“Ruota attorno ai significati delle parole chiave della fuga musicale, associando e dissociando amore e poesia, amore e follia, in una condensazione teatrale, musicale e poetica che lascia sconvolti ed estasiati, “Fuga in me minore” […] Una splendida scoperta questa “Fuga in me minore” che spinge lo spettatore in un contesto di lettura scenica che va oltre la semplice fruizione, coinvolgendo tutti i sensi e turbandone le certezze. Ciò che rimane è la sensazione che ciò che ci viene raccontato sia in parte anche nostro. Tutti noi, infatti, abbiamo amato, ci siamo scomposti e ricomposti per uno o più amori, abbiamo cantato e ci siamo fatti poesia vivente, abbiamo litigato e ci siamo disperati per la mancanza di una comunicazione (un senso vuoto di fisarmonica che respira senza emettere suoni) il tutto in una partitura sempre differente che però ripercorre i medesimi schemi. “Fuga in me minore” è anche questo: universalizzare, decostruendo e ricostruendo, vicende umane comuni e meno comuni in una partitura geometrica di note e parole, di gesti e mimica, di narrazione e intarsi teatrali. Uno spettacolo da godere tutto d’un fiato in poco meno di un’ora di straordinaria messa in scena.”
Articolo completo al link Note intrecciate a parole, la partitura dei sentimenti in scena al Cortazar