Lontano nella neve… Storie d’amore e resistenza

Lontano nella neve…
Storie d’amore e resistenza

Produzione Teatro Nucleo
Drammaturgia e regia Marco Luciano

Primo Premio alla drammaturgia al Concorso Creativo Nazionale “Accendi la Resistenza. Storie di donne e di uomini in guerra” indetto dalla Fondazione ISTORETO e dal Polo del ‘900 di Torino nell’edizione 2015/16

Attraverso lettere e testimonianze, attraverso ricordi e speranze, sogni e incubi di quella generazione, abbiamo cercato di raccontare “la resistenza”, non tanto sotto un punto di vista “semplicemente” storico, quanto piuttosto attraverso gli occhi dell’amore bagnati dalle lacrime che il paradosso della guerra, di quella guerra così assurda e inumana istillava.
Un rituale d’indagine, una liturgia di parole fatte carne e azione.
I personaggi che incontreremo non sono propriamente eroi.
Sono persone semplici, ragazzi con storie semplici, di una quotidianità semplice… storie, per questo, disarmanti.

Uno dei tanti collaboratori partigiani, Giannino, arrestato in una libreria di Milano per aver consegnato un messaggio che scotta e che non sa più, a ottantacinque anni, se davvero sia sopravvissuto o se la sua vita “umana” sia comunque finita in quel giorno di aprile di tanti anni fa; la coraggiosa Leopolda, superstite della strage di S.Anna di Stazzema che cerca in eterno il suo fratellino Enrico, che lei rifiutò di riconoscere come morto. O ancora la lettera a una madre della propria figlia condannata a morte perché partigiana, o la storia del fascista innamorato della staffetta arrestato per alto tradimento e condannato a morte dai suoi stessi camerati, per aver sviato la ronda che era sulle tracce della brigata partigiana a cui apparteneva la sua amata…

Storie semplici, ma che portano con sé, in sé, domande enormi e dubbi atroci:
cos’è un nemico? Ne è valsa davvero la pena? E se si fosse fatto di più? Cosa vuol dire resistenza e cosa resta di quel sacrificio così costoso al giorno d’oggi? Contro chi o cosa lottano i giovani di oggi?
I nostri non sono racconti da interpretare come “exempla”.
Riteniamo che ricordare, così come dimenticare, sia una azione attiva. Un atto dinamico che va alimentato, espanso.
Non vogliamo per questo suggerire risposte, anzi, vogliamo ricordare ponendo domande, perché solo dal dubbio e dal salto che da esso si genera può nascere una coscienza e una vita più confitta nella realtà e nel tempo che abitiamo.