Per radicare il teatro nel territorio di Pontelagoscuro inizia nel 2005 il progetto di teatro comunitario che porta alla nascita del Gruppo di Teatro Comunitario di Pontelagoscuro, con circa 80 partecipanti tra i 4 e gli 80 anni, che per 10 anni si sono riuniti ogni settimana e hanno dato vita a spettacoli.
Il progetto è stato realizzato con l’appoggio del Comitato Vivere Insieme di Pontelagoscuro, del Centro Servizi per il Volontariato e del Comune di Ferrara, con la guida di Antonio Tassinari, storico attore e regista della nostra compagnia scomparso nel 2014.
Questo percorso inizia con l’ideazione del murales partecipato sulle pareti del teatro grazie alla collaborazione di Omar Gasparini e Ana Serralta, artisti plastici comunitari argentini, e alla partecipazione dei pontesani per testimoniare le vicende che coinvolsero la cittadina dalla fine dell’800 alla contemporaneità. I murales raccontano la storia di Teatro Nucleo sulla facciata nord, avvalendosi della collaborazione dei membri della compagnia; mentre sulla facciata sud viene raccontata la storia di Pontelagoscuro, grazie alle memorie degli abitanti.
Foto del Murale presente al Teatro Julio Cortàzar di Pontelagoscuro
Attraverso il progetto si inizia un percorso basato sulla condivisione della memoria, che nel tempo ha portato alla messa in scena di diversi spettacoli teatrali, grazie a un’iniziale collaborazione con Adhemar Bianchi ( coordinatore e regista di Catalinas Sur), e alla realizzazione di altri murales sulle pareti dei luoghi nevralgici di Pontelagoscuro, quali il Centro Sociale il Quadrifoglio, l’Istituto Comprensivo Cosmè Tura, il Centro Civico e la Parrocchia.
“ Il Paese che non c’è – vita, storia e memoria di Pontelagoscuro ”, è questo il nome di un interessante e appassionante progetto di teatro comunitario ideato e sostenuto dal Teatro Nucleo e dal piccolo borgo/quartiere di Pontelagoscuro (Fe). Di fronte a una cittadina “morente” e in evidente crisi di identità, dovuta anche ai suoi precedenti storici fortemente destabilizzanti, il Teatro Nucleo ha deciso di proporre all’intero paese un percorso volto al recupero della memoria, memoria personale da una parte ma anche memoria storica e antica. Il progetto si è svolto in un arco temporale piuttosto ampio, un anno circa, e ha ottenuto notevole riscontro in ogni generazione attualmente residente nel paese. Ho avuto modo di osservare il risultato del progetto e di assistere in diretta al recupero dell’identità comunitaria di Pontelagoscuro, ho osservato le emozioni degli anziani nel ritrovarsi nelle scene rappresentate o nei canti andati persi per anni, ho avvertito l’entusiasmo dei bambini che mai prima d’ora si erano interrogati sulle origini del loro paese o sugli usi dei propri nonni, ho potuto constatare quanto il senso di appartenenza a una comunità o a un gruppo renda i suoi membri coesi tra loro pur conoscendosi appena o non conoscendosi affatto. Ho riflettuto a lungo sul valore che la memoria ha nella definizione dell’identità, una memoria non solo diretta, come possono essere i nostri ricordi personali ma anche la memoria altrui, la memoria degli anziani, e addirittura la memoria del paese, dei suoi monumenti o elementi naturali.
La messa in scena delle origini, del passato, ha fatto insorgere nei singoli individui un senso di solidarietà reciproca e cooperazione, ha fatto emergere un’identità comunitaria che stava andando persa.
Il percorso che ha condotto alla definizione della comunità ha riportato alla luce i simboli identificatori di questo paese morente e li ha mostrati, li ha resi pubblici e fruibili a tutti. È possibile che questo lavoro, attraverso il ruolo catartico del teatro possa essere uno stimolo per progettare il futuro armonico di una comunità? È possibile parlare di identità comunitaria fondata sulla memoria e sulle prospettive future? Antonio Tassinari, responsabile del progetto e storico attore del Teatro Nucleo che a Pontelagoscuro da ormai venti anni ha la sua sede nel Teatro Julio Cortázar, così si è rivolto agli spettatori a conclusione della prima dello spettacolo nell’ottobre scorso: “….noi tutti usciamo da questa esperienza comunitaria trasformati, noi che l’abbiamo vissuta, ma sono certo anche voi, che solo oggi l’avete condivisa. Questo ci insegna che la cultura, l’arte, il teatro possono, devono, sono un motore di trasformazione personale, collettivo, sociale.Ci donano la possibilità di praticare un altro mondo possibile, qui, adesso, nella comunità, per la comunità….”.
La Redazione di di Teatro.it
https://www.teatro.it/notizie/teatro/ritrovare-radici-ed-identita-di-un-paese-grazie-al-teatro