Ritual for Hamlet

” Ritual for Hamlet”
Atto unico in tre quadri per Performer e Video Installazione

TEATRO JULIO CORTAZAR
8 NOVEMBRE 2012 h 21

Studio Performatico sull’Amleto di W. Shakespeare di e con Mataro da Vergato

Questo lavoro nasce da un work in progresss svolto dall’Artista Performer Mataro da Vergato in relazione a:
1) Al personaggio teatrale dell’Amleto shakespeariano
2) Ai “Gender Sessuali” o ” Identità di Genere” (Maschile  – Femminile – Neutro)
3) Al “Crossdressing”(Travestimento), quale forma destabilizzante e di contestazione del potere

Nel primo quadro l’Amleto/Neutro usa il travestimento per entrare nei modelli di genere e nei conflitti generati dai gender familiari rappresentati dal Padre e dalla Madre,fino ad arrivare alla scelta della propria identità di personaggio :
ESSERE O NON ESSERE
Nel secondo quadro l’Amleto/Attore diventa il teatro nel teatro, la scena come travestimento emozionale del personaggio:
ESSERE NELL’ESSERE

Nella terza parte l’Amleto/Ofelia usa la follia come travestimento della ragione, un portofranco dove “poter riparare dalle tempeste della vita che alle volte ci rovesciano”.
E nella vera o presunta follia rimanere ancorati ai propri sogni come ai giochi d’infanzia, quale unica realtà “umana” contro la disumanità degli adulti:
ESSERE SENZA ESSERE
Il primo è l’Amleto del dubbio e dell’ambiguità di genere, che attraverso il conflitto
Madre = Tradimento e Padre = Vendetta, passa e si confronta con la tentazione seduttiva
della carne della prima e poi con l’onore ferito e la violenza del guerriero del secondo.

Solo nella scelta di sè stesso e di quel che si è, troverà quella chiarezza e quella fiducia che lo porterà verso l’altro da sè e verso il suo destino segnato dalla natura dell’uomo.

Il secondo è l’Amleto del teatro come catarsi, come cerimonia  per una verità che deve “apparire” per arrivare al cuore del mondo. L’attore/sacerdote che attraverso la scena rito, compie il miracolo dell’emozione/manifestazione.

 Il terzo è l’Amleto dello straniamento mentale e che per paura tenta di odiare tutto ciò che ama e che si offre alla morte per rispetto nobile alla vita; diventando Ofelia, con la sua follia vera, canta proprio l’inganno dell’amore/vita e dell’odio/morte.

 Il gioco tra la “realtà” teatrale del performer e la ” realtà virtuale” dell’immagine video, con cui il performer interloquisce, sostiene il segno androgino della finzione scenica e il ritmo impalpabile della verità narrativa.
Mataro da Vergato