TENEBRA Nuova produzione_video trailer

TENEBRA / nuova produzione per spazi aperti e non convenzionali

Regia : Davide Della Chiara, Natasha Czertok

Musiche: Davide Della Chiara, Lorenzo Magnani

In scena: Davide Della Chiara, Natasha Czertok, Lorenzo Magnani

foto: Daniele Mantovani

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“Cuore di tenebra è e deve esser letto come la prima grande e profonda interpretazione dell’imperialismo […]. Non solo, va inteso anche come una severa chiamata di correo per l’apatico e cinico abitante dell’Occidente, l’uomo comune che rinuncia alla propria capacità di giudizio critico, per divenire il complice dell’impero in cambio della promessa del benessere e della tranquillità”      Sterminate quei bruti!, Roberto Tumminelli, Selene Edizioni 2005

Abbiamo scelto di lavorare su Cuore di Tenebra perché ci interessa l’assoluto che è alla base di tutto il romanzo: la superbia. La superbia di Kurtz che lo porterà alla pazzia è la stessa dell’uomo colonizzatore che ha forgiato il nostro modo di essere oggi. Un’avida superbia.
Un attore, un attrice e un musicista/narratore sagomano il conflitto tra i due protagonisti del romanzo trascrivendolo in una vaga contemporaneità . Una contemporaneità fatta di videogiochi, sit-com e junk-food, simboli eletti a rappresentanza del benessere che ci ha procurato quel colonialismo così ferocemente criticato in Cuore di Tenebra.
Un allestimento che vuole rispettare sia le atmosfere decadenti che la caustica ironia presente nello scritto. L’atmosfera è assurda, ironica e dalle tinte noir . Alle parole di Joseph Conrad si aggiungono quelle di cronache contemporanee e un poema di Kipling che invita “l’uomo bianco” a sostenere il suo pesante fardello di colonizzatore.

Kurtz è riuscito a scappare a Marlow. Marlow lo insegue per decenni, ritrovandolo nel salotto di un appartamento. Pietà e rabbia si innestano sul testo di Conrad dopo più di cento anni dalla sua uscita ad episodi sul Blackwood Magazine.
L’approccio sonoro:
Prima di tutto sono nati i brani musicali, associando le atmosfere crepuscolari del romanzo a sonorità elettriche vicine alle realtà indipendenti del noise e del post-rock. Il suono è dietro la scena impersonato da un musicista-narratore con il compito di fornire le chiavi di lettura di quanto accade. Compito suo non è tanto orientare lo spettatore negli eventi dello spettacolo, quanto quello di collocare il momento dello spettacolo negli eventi del mondo. Così, appare dietro la scena, nascosto ma dominante. Chitarre distorte, congas, strumenti giocattolo, risate , applausi.
La collocazione temporale:
Ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se Kurtz fosse riuscito a scappare. L’abbiamo ritrovato comodamente seduto nei nostri salotti alle prese con videogiochi, dimentico di quel che fece e dei prodotti delle sue azioni. Così come non ha dato Conrad elementi di riconoscimento spazio-temporale non ne diamo noi, collocando lo spettacolo in un’ipotetica atmosfera anni ‘80-‘90 .
Le emozioni e le azioni:
Le azioni sono il vettore che porta le emozioni dei personaggi. Il fuggire, l’inseguire, il cantare, il parlare, l’ascoltare, il combattere, l’ignorare, il desiderare sono azioni attraverso le quali i nostri Marlow e Kurtz parlano di se stessi. Ci raccontano dei loro desideri, ci mostrano le loro follie, i loro punti di forza ed i loro punti deboli. La parola diventa azione con cui comunicare attraverso il metalinguaggio. Definiamo i dialoghi come gesti vocali. Così, i testi usati dagli attori sono il precipitato del romanzo calato nella situazione scenica. Musica, soundscapes, danza e teatro si fondono per dare forma al conflitto tra i personaggi, tra i personaggi e se stessi, tra i personaggi e il mondo.
L’allestimento scenico:
Lo spettacolo punta ad avere una versatilità a 360 gradi: vede difatti il suo luogo di rappresentazione migliore in sale non convenzionali , spazi ampi e senza palco; è presentabile in teatri con palco frontale ed ha una struttura scenografica che lo rende adatto anche ad essere rappresentato all’aperto.

recensione di Licia Vignotto per occhiaperti.net:

“Cosa succederebbe se “Cuore di tenebra” portasse le sue trame oscure nel salotto di casa nostra? Cosa succederebbe se Kurtz, il demoniaco commerciante d’avorio protagonista del romanzo, non morisse nel viaggio che lo dovrebbe riportare a casa… e approdasse dalla foresta più nera direttamente nel nostro soggiorno, tra videogiochi e rame d’asporto? Alla base di “Tenebra”, l’ultimo lavoro realizzato da Natasha Czertok e Davide Della Chiara per il Teatro Nucleo, c’è l’ucronia, la deviazione che cambia il corso della storia aprendo il capolavoro di Joseph Conrad a sviluppi imprevedibili. C’è la volontà di attualizzare una riflessione sull’opportunismo e sull’ipocrisia dell’Occidente, tracciando un arco che parte dall’imperialismo dichiarato di fine Ottocento e arriva all’apatia televisiva dei giorni nostri, ai disinfettanti per ambienti, alle risate registrate delle sitcom.”

recensione di Federica Pezzoli al primo studio:

“in “Tenebra” non c’è la grandezza di un impero al proprio apice, ma l’inquietudine di chi non è più in grado di esercitare quel ruolo di guida che nessuno gli ha affidato e che forse non meritava sin dall’inizio.
Il Kurtz di Natasha non è più una ‘grande anima nera’, capace di atti orribili in nome della sua missione civilizzatrice, se ne sta nel suo grigio appartamento in cui nulla deve essere fuori posto, accomoda il suo grigio divano, in volto un’espressione tirata, tutto il corpo in tensione, all’erta al minimo bisbiglio. È qui che Marlow-Davide lo rintraccia: lungi dal volerlo uccidere, sembra quasi alla ricerca di una guida, ma i suoi continui tentativi di interazione vengono fraintesi o peggio del tutto frustrati dall’allucinata superbia di Kurtz. Il colonnello diventa quasi un emblema dell’Occidente barricato nella propria consumistica prigione, terrorizzato che chiunque chiede di entrare possa interferire con la sua routine fatta di videogames e junk food. Alla fine, di fronte all’ultima tragica richiesta di Kurtz, Marlow preferisce la propria coscienza e si ribella alla passività, alla tranquillità e al benessere che promette l’impero. Ma questa scelta ha un prezzo: una sorta di ‘assassinio del padre’.
Il tutto si svolge come in una sorta di grottesca e assurda sit-com, in un’atmosfera cupa e fredda in cui si alternano risate e applausi registrati e musica dal vivo. Il suono è nello stesso tempo dietro la scena e dominante, impersonato da Lorenzo Magnani, musicista-narratore celato da una maschera tribale: come se fosse un coro greco a una sola voce, ha il compito di fornire le chiavi di lettura di quanto accade, mentre si passa da Conrad a Kipling ai naufragi di Lampedusa.”